9 motivi per cui nessuno fa domande alla fine della presentazione



Sono giunta al termine della mia presentazione, proietto la classica slide che mostra una serie di mani alzate e chiedo: “Ci sono domande?”.
Nessuna risposta.
Guardo il pubblico e mi accorgo che c’è chi distoglie lo sguardo timoroso di fornirmi un appiglio per continuare.
Ripeto la domanda, in fondo mi hanno dato 15 minuti di tempo per le Q&A e sento l’obbligo di doverli riempire.
La platea rimane muta.
Attendo ancora qualche minuto e guardo incoraggiante il pubblico sperando in un intervento improvviso e poi dichiaro chiusa la sessione.

Quante volte mi è successo a inizio carriera!

Da allora ho imparato a chiedermi il perchè di questa mancata curiosità, se dipendeva da me o dal pubblico.
In effetti i motivi per cui nessuno fa domande al termine della presentazione sono molteplici e possono dipendere sia dal pubblico sia dal relatore.

Jean Luc Lebrun, esperto di presentazioni scientifiche, ne ha individuati nove:

Motivi che dipendono dal pubblico

  • L’elefante nella stanza. A volte si tratta solo di una questione culturale. In alcune culture, come quella giapponese, viene considerato scortese parlare prima di un superiore, anche se questi è li solo per accompagnarci e non è realmente interessato alla presentazione o non  ha familiarità con l’argomento e quindi si sa che non porrà domande. La soluzione? Dare disponibilità per rispondere alle domande anche individualmente fuori dalla sala conferenze.
  • La timidezza. Quante volte la timidezza paralizza le persone! Vorrebbero porre domande, ma non ci riescono. Incoraggiarle solo a parole non è sufficiente, è importante anche avvicinarsi a loro, sorridere, cercare quel contatto che li riporta nella loro zona di confort. 
  • Il riserbo. Parlando riveliamo molte cose di noi stessi e non sempre vogliamo che gli altri le sappiano.  Ponendo una domanda potremmo lasciar trapelare le nostre convinzioni, prese di posizione, etica … Ma anche di avere una scarsa conoscenza dell’argomento. Anche difetti del linguaggio, un forte accento o una scarsa conoscenza della lingua (straniera) potrebbero trattenerci dall’esporci con una domanda.   Anche in questo caso rendersi disponibili per un confronto privato rappresenta una buona soluzione.
  • L’attesa.  Nessuno vuole essere il primo ad alzare la mano.  Se nessuno si decide, più passa il tempo e più chi una domanda la voleva porre decide di lasciar perdere.  Se vediamo qualcuno esitare, cerchiamo un buon contatto con gli occhi e incoraggiamolo apertamente.

Motivi che dipendono dal relatore

  • La scontatezza. Se la nostra relazione è stata così ovvia da non essere utile a nessuno, se abbiamo presentato concetti noti, senza offrire elementi di novità o chiavi di lettura alternative, è chiaro che nessuno avrà nulla da chiederci. Saremo invece noi a doverci interrogare sulla qualità della nostra presentazione.
  • La mancanza di conoscenza (aka “fuffa”). Quando il pubblico ne sa più del relatore, tanto da poter rilevare errori o imprecisioni nel discorso, allora la mancanza di domande è un atto di generosità. Il pubblico era lì per imparare da un esperto e quando si rende conto che questi non lo è preferisce stare zitto ed andarsene, piuttosto che metterlo in imbarazzo con domande al quale non saprebbe rispondere.
  • L’arroganza. Alcuni relatori sono così convinti di detenere il sapere e di fare parte di una ristretta elite di persone intelligenti capace di capire a fondo il problema, che riescono ad alienarsi il pubblico sin dalle prime battute. Nessuno fa domande a chi sale in cattedra e parla solo a sè stesso.
  • La fretta. Capita soprattutto a inizio carriera. Che sia la paura che ci vengano poste domande che ci possono mettere in difficoltà, o il sollievo di aver finalmente finito, ci spuntano le ali ai piedi. Non aspettiamo nemmeno che qualcuno alzi la mano e chiudiamo velocemente la sessione. 
  • Il gergo. Come dice Lebrun: “Le persone vogliono ciottoli di conoscenza, non kriptonite”.  Spesso il relatore usa un linguaggio troppo tecnico, un lessico così specifico da essere comprensibile solo agli esperti che provengono dallo stesso settore. Ma se in sala sono presenti esperti di settori diversi o non esperti, per loro sarà difficile capire i contenuti e di conseguenza non faranno domande. 

Avete individuato altri motivi? Aggiungeteli con un commento.

       

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